L’origine del caffè

C’era una volta il caffè «Che sulo a Napule sanno fa» (che solo a Napoli sanno fare)… Potrebbe iniziare così una storia sul caffè, la bevanda analcolica più bevuta al mondo dopo l’acqua.

In realtà, l’origine del caffè affonda le radici nella notte dei tempi e si mescola alla leggenda.

Se qualcuno pensa che la sua tradizione è tutta italiana, purtroppo si sbaglia.

Tra le molte leggende che girano sul caffè, la più conosciuta è quella che narra di un pastore dell’Etiopia, di nome Kaldi, che dopo aver notato che le sue pecore erano molto attive in seguito all’ingestione dei chicchi di caffè, decise di assaggiarli e ne scoprì il potere eccitante.

Etiopia, Yemen, Turchia, Brasile sono tutti luoghi a cui viene attribuita l’origine del caffè.

Gli studiosi pensano che siano stati gli antenati etiopi del gruppo degli Oromo i primi a scoprire l’effetto energizzante della pianta di caffè che cresceva spontanea nei territori abitati dall’antica popolazione.

Sembra che gli Oromo avessero l’abitudine di triturare i frutti del caffè e mescolarli con del grasso che lavoravano fino a formare degli snack energetici di forma rotonda, simili a delle palline da golf, da consumare durante l’attività di pastorizia o i lunghi spostamenti.

Le tribù indigene utilizzavano anche le foglie secche, cadute spontaneamente dall’albero, per la preparazione di un infuso chiamato kuti. Inoltre, in occasione di eventi particolari, come matrimoni e nascite, si celebrava un tipo di cerimonia chiamata buna-qalma in cui i chicchi di caffè venivano tostati e mischiati con burro, zucchero o miele prima di essere serviti agli invitati.

E proprio dalla regione di Caffa, nell’Etiopia sud-occidentale, dove si coltiva la pianta del caffè, si attribuisce anche l’origine della parola caffè.

Altre fonti, invece, attribuiscono il termine caffè alla parola araba “qahwa”, che in origine identificava una bevanda prodotta dal succo estratto da alcuni semi, che provocava effetti eccitanti e stimolanti. Dal termine “qahwa” che significa “che non permette di addormentarsi”, si passò alla parola turca “qahvè“, parola riportata in italiano con “caffè”.

Quando è arrivato il caffè in Italia?

Nel nostro viaggio alla scoperta della storia del caffè abbiamo citato diversi Paesi. Ma come è arrivato in Europa e poi in Italia?

Nella seconda metà de XVI secolo, il caffè iniziò a pervenire come merce pregiata all’interno dei confini orientali per approdare in Europa. Grazie ai grandi velieri che solcavano il Mediterraneo, i navigatori, importando mercanzie di ogni genere, iniziarono ad introdurre il caffè nei maggiori porti del nostro continente.

Dall’Etiopia verso Nord, agli attuali Yemen ed Egitto, il caffè giunge dunque a Istanbul, da dove approda per Venezia. Questa, grazie ai suoi rapporti con l’Oriente, diventa la città in cui nel 1683 viene aperta, in piazza San Marco, la prima “bottega del caffè”, alla quale ne seguirono altre in diverse città d’Italia, tra cui Padova, Torino, Roma, Napoli.

L’espansione delle botteghe del caffè non si è fermata ovviamente ai soli confini italiani e nel XVII secolo il caffè si diffuse anche in Inghiterra (nel 1663 si contavano già 80 coffeehouse, che diventarono ben 3000 nel 1715) e in Francia e da allora la crescita fu esponenziale tanto che nel Settecento ogni città d’Europa possedeva almeno un caffè.

Bevanda del diavolo  o oro nero?

Ora ci fa sorridere, ma c’è stato un tempo in cui il caffè è stato relegato ai margini della vita sociale perché definito dalla Chiesa come la “bevanda del diavolo” e la sua diffusione fu limitata nel nostro Paese. Perché? Certamente, per le sue proprietà eccitanti, e poi perché per secoli era stato consumato dai musulmani, arrivando a essere definito come “vino d’Arabia”.

La leggenda vuole però che, il Papa di allora, Clemente VIII, prima di vietarne l’uso, decise di provarlo e ne rimase così affascinato da decidere non solo di non vietarne l’uso, ma anche di definire il caffè “bevanda cristiana” tanto da pensare che sarebbe stato un peccato farla bere solo agli “infedeli”.

Così in Italia il caffè divenne ben presto un dono da offrire in determinate circostanze o come dono d’amore e d’amicizia.